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il territorio calabrese si conferma ricchissimo bacino di biodiversità grazie ad una importante scoperta entomologica che un’equipe di scienziati ha compiuto nell’area catanzarese del Parco Nazionale della Sila. Ad essere individuati sono stati alcuni esemplari di Rosalia alpina, coleottero rarissimo protetto dalla Comunità Europea, conosciuto anche con il nome di Cerambice del faggio. La scoperta è avvenuta la scorsa estate nella “Foresta Eterna”, un bosco secolare in località Caritello-Viperaro del comune di Magisano (Catanzaro).
A fare la scoperta è stato l’entomologo Antonio Mazzei, ricercatore dell’Università
della Calabria, che in collaborazione con i colleghi Teresa Bonacci e Carmen Gangale coordinati dal professor Pietro Brandmayr, docente ordinario di Zoologia, svolgono da anni indagini entomologiche in Sila. Nel corso del 2013, nell’ambito del progetto “Individuazione, caratterizzazione e stesura delle linee gestionali dei boschi vetusti all’interno del Parco nazionale della Sila”, la ricerca si è circoscritta nell’area della Sila catanzarese e in particolare nella Foresta Eterna, suggestiva oasi di alberi imponenti e plurisecolari di acero e rovere nell’area del Parco Nazionale.
L’insetto è noto per la particolare colorazione nera e blu e per i tratti neri presenti sui segmenti delle antenne; inoltre è anche tra i più grandi rappresentati dell’ordine dei Coleoptera grazie alla lunghezza del corpo che può andare dai 14 fino ai 40 mm. L’aspetto è inconfondibile: il corpo e le elitre hanno una colorazione che va dal grigio-blu fino al blu chiaro. Le elitre, bordate di chiaro, presentano inoltre delle chiazze nere di dimensioni e forma variabile che permettono di distinguere un esemplare da un altro. Il nome della specie è fuorviante, dato che la distribuzione non è limitata alle sole Alpi, ma si riferisce alla posizione in cui è stato raccolto il campione con cui Linnaeus descrisse per la prima volta la specie nel 1758. Il campione fu raccolto da Johann Jakob Scheuchzer il 12 luglio del 1703 nella Taminatal, valle presente in Svizzera che appartiene oggi al Cantone di San Gallo. Sempre in Nord Europa la Rosalia alpina compare nel logo del Danube-Ipoly National Park in Ungheria. Il suo habitat è costituito esclusivamente da piante morte o malandate, oppure parti morte di piante sane e ceppi. E’un ottimo indicatore biologico di boschi vetusti di latifoglie in buono stato di conservazione. La sua rarità e vulnerabilità è legata proprio alla alterazione e riduzione degli habitat in cui vive. Ecco perché è un segno estremamente positivo aver ritrovato questo bioindicatore nell’area della Sila catanzarese, meno antropizzata di altre zone, perché sta a dimostrare che è in atto un riequilibrio ecologico del manto forestale locale.
“Di questa ripresa – si legge nella ricerca – è testimone la presenza di una serie di specie bioindicatrici di boschi vetusti, che nei primi del ‘900 erano ampiamente segnalate nel territorio silano, divenute rare nel corso degli anni 1930 – 2000. Il recente ritrovamento di insetti bioindicatori di boschi vetusti e di interesse comunitario rende il territorio del Parco nazionale della Sila un’area “hot spot” di diversità genetica tra le più importanti della penisola italiana, soprattutto per quanto riguarda numerose specie di invertebrati, meritevole di salvaguardia e azioni di conservazione”.
In Calabria, la presenza della Rosalia alpina era concentrata solo in tre aree del Pollino. In Sila, in un sola località nei pressi di Camigliatello Silano, era stato catturato un solo esemplare nel 1990 e fino ad oggi, nonostante attente ricerche, non vi erano state nuove segnalazioni, almeno fino a questa del 2013 in località Caritello-Viperaro.
art. tratto da Fame di Sud